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Allevare e mangiare polli

28 Maggio 2014

Qui in campagna è normale avere un orto e mangiare i suoi prodotti, ma anche allevare polli e altri animali e poi ucciderli per mangiarli.

Di primo impatto sembra una cosa orribile perndere un pollo e tirargli il collo, spennarlo e prepararlo per mangiarselo…
Ma a pensarci bene, quando compri il pollo dal macellaio o al supermercato, la fine che ha fatto quel pollo è la stessa.
La differenza è piuttosto che il pollo del supermercato è imbottito di medicinali, ha fatto una vita tristissima vivendo stretto in batterie senza potersi muovere, ingozzato per crescere velocemente. E forse non ha avuto neanche una bella morte.

Quindi tutto sommato non mi sembra così terribili dare una morte onorevole a un proprio animale sopo avergli fatto trascorrere una vita in libertà all’aria aperta.

La vera svolta sarebbe diventare vegetariani e rifiutarsi di cibarsi di animali morti: quello sarebbe l’unico modo di affrontare l’argomento in modo etico.
Ma già solo comprando la carne al supermercato ci si rende complici dell’uccisione di quell’animale, per cui non credo sia più disdicevole farlo con le proprie mani.
Un po’ invidio chi diventa vegetariano e percepisce la purezza di una vita eticamente sostenibile.
Io non ho la stessa sensibilità, mangiare la carne mi piace e l’unico motivo per cui ne consumiamo poca è che non penso faccia troppo bene alla salute.
Cerco spesso ispirazioni per menù vegetariani, indubbiamente più salutari, ma ogni tanto la carbonara con la pancetta, il panino col salame o una bella braciola ce la mangiamo volentieri.

Ora: potremmo essere in grado noi di percorrere una strada simile?
Abbiamo cinque galline cui siamo oramai affezionati e dei paperotti ancora piccoli, meravigliosi, per non parlare dei quattro pulcini dei quali abbiamo seguito la nascita e per i quali ci siamo commossi. L’idea di cibarmi di qualcuno di loro in futuro mi pare lontana anni luce.

Ma in linea teorica, l’idea di nutrirsi di animali dei quali si conosce la provenienza, la buona salute, la buona vita trascorsa è allettante, se non fosse per lo scoglio emotivo del dover porre fine noi alla loro vita.
Famiglie che stiamo conoscendo qui in campagna trovano assolutamente normale ammazzare il pollo o il coniglio o anche il maiale allevato in cortile. E la frase che ci ripetono quando esprimiamo i nostri dubbi sulle nostre eventuali capacità è “ma si, che ci vuole?

Facile a dirlo quando lo si è visto fare sin da piccoli e la si trova una cosa normale, temo meno facile per chi si accinge a questa pratica per la prima volta.

Sto leggendo “Farm city, educazione di una contadina urbana” di Novella Carpenter: sono al punto in cui alleva tacchini per nutrirsene il giorno del ringraziamento pur non avendo mai ammazzato un tacchino in vita sua. E si pone un po’ di domande, turbata dal legame affettivo che si è instaurato, suo malgrado, con gli animali. Riuscirà la nostra eroina a tirare il collo alla bestiola?

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Ci uniremo anche noi agli allevatori e consumatori di animali della fattoria?
Per ora siamo solo alla valutazione teorica.

6 commenti

  1. io l’ho visto fare tante volte da piccola (i miei parenti vivono tutti in campagna e hanno gli animali)…. quando ero piccola piccola per me era “normale”, faceva parte della vita di campagna… poi ha iniziato a darmi fastidio e non andavo piu’ a guardare… non sono mai diventata vegetariana e la mia e’ solo ipocrisia…. ma io personalmente non sarei mai in grado di farlo….

    [mi ricordo ancora le galline che correvano senza testa…..]


  2. Da bambina vissuta in campagna era normale vederlo fare ai miei genitori, poi a pulirli. Ma quando ho tentato io credevo di riuscire ma non sono stata capace, eppure se si vuole la carne genuina c’e solo questo modo e ha un altro sapore.


  3. Marica esatto, riconosciamo che non siamo più sensibili perchè non ammazzeremmo mai un animale, lo saremmo se ci rifiutassimo di mangiarli chiunque sia stato ad ucciderli.
    Rosita, io non so se sarò in grado, per ora ho chiesto a una compaesana se posso andare a vedere la prossima volta che deve “levare” un pollo.


  4. PS con questo non voglio assolutamente dire che sia sbagliato, anzi…. mangiare carne per mangiare carne, molto meglio quella che si cresce in cortile (tra l’altro l’industrializzazione della carne porta dei problemi ambientali non da poco)
    E’ solo che ci vuole… lo stomaco :-/
    brava, vai a vedere!


  5. quanto ai polli, almeno in questo caso non ho il problema: non mangio pollo, e nemmeno animali più piccoli di un montone 😉 Avendo superato una “certa età”, e pur carnivora di carni rosse e sanguinolente, posso confermare che sicuramente la carne non fa bene (il mio parere è anche che la carne bianca sia peraltro dal punto di vista nutrizionale assolutamente “inutile”): da un paio di decenni mi rendo obiettivamente conto che ad ogni assunzione di carne l’intestino si ribella, chiaro segno che il corpo non ne ha bisogno, o quanto meno non ne ha più bisogno. Non voglio con questo dire che si possa o debba essere vegetariani, ma ad esempio potrei sostenere la tesi per la quale si avesse almeno la coerenza di nutrirsi soltanto di animali uccisi con le proprie mani, chiedendo scusa alla creatura per l’inevitabilità come alcune culture propongono. Ho anch’io visto uccidere un maiale, molti anni fa, e non dimenticherò mai il suo strillo disperato. Ma la nostra organizzazione sociale prevede che vi siano persone preposte ad ogni incombenza sgradevole: becchini, macellai del mattatoio, addetti allo smaltimento dei rifiuti…. Questo ci rende incapaci di affrontare l’esistenza nella sua interezza, tendendo a esorcizzare quanto meno “ignorando” o addomesticando tutto ciò che ci è sgradito o di cui abbiamo paura. Forse davvero la scelta di una formula di vita autosufficiente, compreso quindi il consumo alimentare, è il giusto modo per rapportarsi con la natura; si evita lo spreco, si da il giusto valore ad ogni cosa, ad ogni vita e ad ogni morte, si cerca continuamente l’equilibrio. Posso allora immaginare una piccola fattoria con dei capostipiti intoccabili e battezzati, e altri successori “anonimi” destinati al consumo parco e misurato. La vita è tutta un compromesso 😉


  6. Io ho sempre visto mia nonna alle prese con galline o conigli: ci giocavo quando erano piccoli, li vedevo crescere, ammazzare, pulire e finire in pentola.
    Se l’idea di preparare per la pentola un animale morto non mi fa ribrezzo, e sono capace di farlo (come d’altra parte pulisco il pesce, che era vivo e nuotava pure quello),tuttavia dubito che sarei capace di uccidere una gallina.
    Tuttavia conosco anche una famiglia che ha sempre avuto alcune galline, rigorosamente da uova, che sono morte di vecchiaia e. He sono state seppellite vicino alle viti tra cui andavano a razzolare.



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