Sul blog Genitoricrescono questo mese si parla di differenze di genere.
Io mi sento chiamata in causa per due motivi: il primo è che ho due bimbi, un maschio e una femmina.
No, non fatemi gli applausi che a me quelli che mi dicono “Che brava, hai fatto la coppia” mi danno sui nervi.
Essendo di sesso diverso già mi sono posta il problema delle stanze: per ora dormono insieme ma crescendo vorrei che ognuno di loro avesse la sua stanza, proprio perchè essendo un maschio e una femmina arriverà il momento in cui avranno bisogo della loro intimità.
Sono ancora piccolini, 2 anni e 4 mesi il primo, quasi 6 mesi la seconda, quindi ancora non ci sono le questioni dei giocattoli “per lui e per lei”.
Però già noto alcuni aspetti nel primogenito che mi fanno riflettere sulla differenza di genere.
Quando mi vede che mi trucco (rarissimamente) lui mi guarda interessato e poi dice “Anche io anche io!!” e io confesso di avergli detto “Ma no cucciolo, le femmine si truccano, i maschietti no. Hai visto? Mamma si trucca e invece papà no”. Poi ci ho riflettuto: ho davvero paura che permettendogli di giocare coi miei trucchi da grande sfilerà al gay-pride? E pensandoci mi sono risposta di no: penso che per lui siano colori come altri, solo più divertenti perchè si spalmano sulla faccia.
Un’altra cosa che mi ha tanto intenerito è il fatto che il pupo mi imita nel prendermi cura di lui e della sorellina: quando gli ho tolto il pannolino quest’estate, lui ha “fatto lo stesso” con un pupazzo che aveva, lo metteva sul water, faceva “psss pss”, poi prendeva la carta igienica e lo puliva. Oppure mi imita quando allatto la sua sorellina: prende un pupazzo, lo culla lo stringe al petto, inclinato nel modo giusto! e dice “pappa”.
Ecco, questa cosa mi fa una tenerezza incredibile: il mio ometto che allatta il pupazzo.
Il secondo motivo per cui mi è piaciuto molto l’argomento della differenza di genere è che mi sento io stessa molto “maschile”. Da piccola ho giocato tantissimo con le costruzioni e anche con le pistole giocattolo, ho fatto ingegneria senza che nessuno mi dicesse che era roba da uomini (e mi sono laureata in 5 anni e mezzo tiè). Mi è sempre piaciuto fare lavori manuali, fare i buchi nel muro col trapano, giocare a pallone quando le ragazze stavano a bordo campo a fare il tifo, fare le montagne russe con gli amici quando le ragazze preferivano stare giù ad aspettare.
Ma non per questo mi sento meno femminile: la femminilità è qualcosa che si emana indipendentemente da ciò che si fa, è un modo di essere e di comportarsi.
Quindi ricapitolando: se mia figlia da grande vorrà fare giochi cosiddetti da maschi non glielo impedirò, così come intelligentemente non lo impedì mia madre a me. E quando mio figlio vorrà “truccarsi” lo faremo insieme e ci divertiremo un mondo.
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