Ieri sera (sky santo subito) mi sono vista un bel filmone: into the wild.
M’è piaciuto un sacco.
E’ la storia del viaggio di un ragazzo 23enne che dopo il diploma abbandona tutto, genitori, casa, auto senza dir niente a nessuno, per allontanarsi dalle restrizioni e imposizioni di una società che lui non condivide.
Parte senza un soldo per vivere alla giornata e all’avventura.
Insegue il suo sogno di raggiungere l’Alaska e camminare nelle terre selvagge, vivendo di ciò che la natura gli può offrire.
E’ la storia di un viaggio, che come tutti i viaggi è anche interiore oltre che esteriore. Ed è la storia degli incontri che il ragazzo fa durante la sua esperienza: incontri che lasceranno qualcosa di magico in ciascuna delle persone coinvolte.
“La carriera è una invenzione della società moderna: io non ci tengo ad averne una” ribatte il ragazzo a un signore che gli chiede perchè perda tempo così, perchè non si cerca un lavoro.
Beh, io condivido in pieno questa affermazione: non a caso ho fatto una scelta particolare, quella di lasciare momentaneamente il lavoro per dedicarmi al meraviglioso viaggio della crescita di mio figlio, mentre la società vuole che una donna si sente principalmente realizzata dalla crescita lavorativa.
“Ma davvero pensi che la felicità stia solo nei rapporti con le altre persone? Dio ha messo la felicità ovunque…”
Altra bella affermazione, anche se il giovane la porta al suo massimo estremo: la totale solitudine.
Non condivido la vita da eremita, che anche lui poi alla fine capisce non essere la soluzione “La vera felicità è condivisa” dice.
Ma è anche vero che la vera felicità non è proporzionale al numero di amici che crediamo di avere.
Queste sono le due frasi che mi sono rimaste più impresse: la tentazione di riguardarmelo è forte.
PS: il film è basato sulla vera storia di Christopher McCandless.